Stregati da Benevento!

Benevento Arco di Traiano

Benevento Arco di Traiano

 

Posizionata tra i fiumi Sabato e Calore, nell’entroterra della Campania, la città di Benevento offre al visitatore splendidi monumenti ricchi di storia, tanto da essere definita “Museo a cielo aperto”.
La città è molto nota come la città delle “Streghe”.

 

 

 

Per rintracciare le origini della leggenda delle Streghe, bisogna risalire all’antichità sannitica ed a quella romana, quando, nel IV secolo a.c. gli antichi coloni Lidi della Magna Grecia trapiantarono nel Sannio il culto orgiastico di Cibele .
Se altre città trassero dalle Streghe una fama spesso triste, Benevento più che di malefici e di mostruosi processi, vanta il primato di una leggenda suggestiva, che nacque quando la credenza dell’esistenza delle Streghe si fuse con gli echi dei misteriosi riti orgiastici dei Longobardi, che a Benevento avevano fatto la capitale del loro vasto ducato meridionale. In quel lontano secolo VII, nostalgicamente fedeli alle tradizioni nazionali, nella nuova terra felice che li aveva accolti e che poi doveva assorbirli con la loro conversione al cattolicesimo e con l’adesione alla superstite civiltà romana, essi praticarono il culto di Wothan, il padre degli Dei.

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le streghe

Si riunivano così, fuori delle mura della città, intorno ad un albero sacro cui sospendevano una pelle di caprone e, tra una corsa sfrenata e l’altra, la colpivano con le frecce e ne mangiavano un pezzetto. I beneventani guardavano atterriti e pavidi e ai loro occhi di cattolici il rito parve demoniaco, mentre le descrizioni che ne facevano lo trasformavano sempre più e lo portavano lentamente nel campo del meraviglioso.
Così anche quando l’usanza di queste cerimonie finì per la conversione del Duca Romualdo II e della sua gente, anche quando il noce demoniaco fu abbattuto, le voci di fatti misteriosi continuarono a circolare. Ed allora la leggenda era già formata: ai guerrieri si erano sostituite donne malefiche danzanti freneticamente intorno all’albero, agli urli di guerra era succeduto il frastuono scomposto dell’orgia, cui partecipava addirittura il diavolo in sembianze di caprone, e invece del frammento di pelle inghiottito c’era addirittura il banchetto.
Quando i longobardi, amalgamatisi col popolo vinto, accrebbero lo splendore di Benevento, favorendo soprattutto le lettere e le arti, e dopo alterne vicende, la città, divenuta “isola pontificia” nel Regno di Napoli, si adeguò alle successive civiltà, la leggenda continuò a vivere sempre più ricca di motivi e sempre più varia di aspetti, finché nell’età barocca si diffuse con la forma rimasta poi tipica: nella vasta spianata del noce magico si riuniscono di notte le duemila e più streghe, ognuna guidata dal demonio custode, che è nello stesso tempo amante e servo e che, prima della cavalcata, unge la sua donna con un unguento magico, e lì, alla luce delle fiaccole, dopo aver venerato il capo dei diavoli che appare sotto le spoglie del caprone e che premia le Streghe migliori e che punisce con staffile quelle infingarde, comincia l’orgia. E se è intervenuta qualche neofita che ha abiurato alla vera Fede, il Re delle Tenebre, dopo averle fatto giurare sul sangue spremuto dalla mammella sinistra di essere, come tutte le Streghe, almeno una volta al mese adultera e omicida e di seminare senza soste malefici e odi, le assegna un demone custode e le promette vita lunga e godimenti di ogni sorta.

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Santa Sofia

L’eredità dei Longobardi ha lasciato in Italia tracce architettoniche, scultoree e pittoriche talmente preziose da essere considerate dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità. Non si tratta di un singolo sito ma di un circuito composto da sette luoghi: si tratta di monumenti, edifici, opere d’arte disseminate da nord a sud della penisola. Tra esse, il Complesso Monumentale di Santa Sofia, egregio esempio di architettura religiosa della Langobardia Minor (i territori longobardi dell’Italia centro-meridionale) che si trova a Benevento.

 

La fondazione di Benevento risale a tempi remoti: una leggenda narra che Benevento debba le sue origini all’eroe greco Diomede, sbarcato in Italia dopo la distruzione e l’incendio di Troia, e che avrebbe riservato per la città una zanna del mitico Cinghiale Calidonio (simbolo di Benevento) ucciso da suo zio Meleagro; secondo Procopio di Cesarea avrebbe anche ospitato l’incontro tra Diomede ed Enea. Una moneta del IV secolo a.C., attribuita alla città e recante impresso l’emblema del cavallo e la scritta Malies, avvalorerebbe la tesi dell’origine greca, in quanto il cavallo era il simbolo particolare di Diomede. In realtà, la fondazione si dovrebbe agli Osci, passando successivamente ai Sanniti. Inoltre, la parola Malies (o Malocis), nome probabilmente osco o sannita, sarebbe all’origine del primo nome della città che era Maloenton, da cui quello latino di Maleventum o Maluentum.

Per la prima volta nella storia romana, nel 314 a.C. compare Maleventum, definita a proposito della prima guerra sannitica quale fiorente centro del Sannio Meridionale, uno dei principali della tribù degli Irpini. Nel 275 a.C., i Romani vinsero Pirro, venuto in Italia con i suoi elefanti: questo fatto si dimostrò fondamentale per lo sviluppo della città. A quest’epoca risale il nome di Beneventum, mutato da Maleventum, considerato di cattivo augurio.

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Teatro Romano

Benevento trasse particolari benefici dall’essere situata su un’importante arteria di comunicazione, quale era al tempo la via Appia. Traiano la scelse quale punto di partenza per la via che prese il suo nome. Fu così che per tutto il III e IV secolo d.C. la città prosperò in modo particolare, arricchendosi di numerosi e splendidi monumenti. In quel periodo fu la città più popolosa del Meridione dopo Capua.

L’importanza della città crebbe con la realizzazione della via Traiana, nuovo tracciato della via Appia. Nell’86 a.C., i Romani la elevarono al rango di municipium. Verso la fine della Repubblica, Benevento viene descritta come una delle città più floride del Meridione.

In città è possibile ammirare:

– l’ Arco di Traiano

È non solo il massimo monumento della città, ma uno dei migliori esemplari dell’arte traianea ed il meglio conservato arco onorario romano. L’Arco fu inserito nel Medioevo nella cinta di mura della città, della quale costituì la Porta Aurea.

– il Teatro romano
Il teatro romano fu inaugurato nel 126 sotto l’imperatore Adriano, ed ingrandito da Caracalla tra il 200 e 210. Orientato verso il Taburno, può contenere circa 10.000 spettatori; era ricoperto di marmi policromi, ed i suoi atri erano decorati con stucchi e mosaici.
Il teatro fu abbandonato in epoca longobarda, utilizzato come fondazione per alcune abitazioni e parzialmente interrato. Inoltre nel XVIII secolo sopra un’estremità dell’emiciclo fu costruita la chiesa di Santa Maria della Verità. L’archeologo Almerico Meomartini a fine Ottocento ne promosse il ripristino

– La Rocca dei Rettori
Il castello di Benevento, meglio conosciuto come Rocca dei Rettori, si trova nel punto più elevato della città, a dominare le valli dei fiumi Sabato e Calore, e le due importanti e antiche via Appia e via Traiana. Il sito era già stato utilizzato dai Sanniti, che vi avevano costruito una serie di terrazzi difensivi, e dai Romani, che vi costruirono un edificio termale (Castellum aquae), i cui resti possono ancora essere visti nel giardino del castello. I benedettini vi ebbero un monastero. La Rocca ricevette il nome attuale nel Medioevo, quando divenne sede dei governatori per conto del papa, i Rettori.

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Hortus Conclusus

– L’Hortus conclusus
Era l’orto del convento medievale dei Padri Domenicani. Dal 1992 ospita un’installazione permanente dell’artista beneventano Mimmo Paladino, uno dei più grandi esponenti della Transavanguardia. L’Hortus vuole essere una sorta di galleria d’arte libera e immersa nel verde. Le opere dell’artista (il Cavallo, il Disco, la Testa equina, il Teschio) si alternano a resti dell’epoca romana (pezzi di colonne, di capitelli e di frontoni) creando un contrasto che comunica la complessa cultura del Sannio, e che rimane aperto a diverse interpretazioni.

– Parco archeologico e del verde di Cellarulo
Inaugurato il 15 luglio 2010, è sito al rione Ferrovia nei pressi della confluenza del fiume Calore con il fiume Sabato. Il parco consiste in una pista ciclopedonale che costeggia i resti di un porto fluviale, che serviva anticamente la città sannita.

– l’Anfiteatro romano
Nel 1985 sono stati scoperti, i resti di un grande anfiteatro, nella zona oggi occupata dalla stazione Benevento Appia.

La città si trova nell’entroterra appenninico della Campania, nella parte meridionale della regione storica del Sannio, in una posizione quasi equidistante dai mari Tirreno e Adriatico.

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il torrone

Nel I secolo d.C. il poeta latino Marziale annoverava la cupedia (più tardi “copeta”), progenitrice del torrone, tra i prodotti tipici di Beneventum e del Sannio in generale. Il nome cupedia, che letteralmente significa “cose desiderate” si rifà alla squisitezza di questo dolce che lo rendeva, appunto, desiderabile. Era un dolce a base di miele, albume d’uovo, mandorle o nocciole, diffuso tra le classi ricche come tra quelle povere. Ben poco si differenziava dal futuro torrone, che sarebbe nato come versione raffinata della cupedia, annasprato o ricoperto di grana di zucchero. La sua fama si diffuse a partire dal XVII secolo: a quei tempi in occasione delle feste natalizie era usuale inviarne ai prelati di Roma, capitale dello Stato Pontificio di cui Benevento faceva parte. Nel secolo successivo, infatti, nacque il Torrone del Papa. Furono però i Borboni nel XIX secolo a valorizzare questo prodotto facendolo diventare una specialità natalizia: alla casata fu dedicato il Torrone della Regina.

Verso gli inizi del nuovo millennio, si ricominciò a produrlo prediligendo le tecniche artigianali e ne vengono prodotte nuove varietà, che hanno pur sempre alla base la stessa ricetta vecchia di secoli. Gli ingredienti utilizzati provengono rigorosamente dal Sannio, incoraggiando così alcune produzioni locali, come quella del miele.

La cucina sannita si basa principalmente su piatti semplici ma gustosi. Qualunque sia la specialità da gustare tanti sono vini DOC ideali per accompagnarle: l’Aglianico del Taburno, il Guardiolo, il Sannio, la Falanghina e altri.
Vi suggerisco due luoghi dove gustare la tipica cucina sannita  e dove l’accoglienza è la parola d’ordine:

l'ingresso

l’ingresso

– sulle ondeggianti colline beneventane, l’agriturismo Al Castello del Principe, è un raro esempio in cui la natura e la storia si fondono in totale armonia. L’agriturismo è situato in una villa federiciana, nata come casino di caccia, la villa veniva abitata dall’imperatore Federico II per ritempranti soste prima di riprendere i suoi viaggi. L’agriturismo collocato su una piccola altura, a 250 m s.l.m., si affaccia sulle valli del Sannio e dell’Irpinia, offrendo una sensazione di quiete e serenità interrotta solo dal gorgoglio delle acque del sottostante fiume Calore. L’ospitalità è un lato delle molteplici attività svolte in azienda. L’azienda è ad indirizzo cerealicolo-orticolo, produce diverse varietà di grani utilizzati per la panificazione e per la produzione di pasta in agriturismo.

Tra le varietà di grano coltivate si annovera il “Senatore Cappelli” un grano duro selezionato negli anni ’30-’40 ottenuto per selezione genealogica a Foggia nel 1915 da Nazzareno Strampelli agronomo genetista che ha dedicato il nome del grano al Senatore abruzzese Raffaele Cappelli. Oltre all’aspetto cerealicolo l’azienda coltiva ortaggi per la produzione di conserve sottolio, alleva animali da cortile tra cui polli con il metodo dell’allevamento a terra e suini per la produzione di carne e insaccati. In azienda sono presenti vigneti e oliveti per la produzione di un aglianico di qualità e un ottimo olio extravergine.

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la piscina

 

I prodotti offerti sono legati al tipo di azienda agricola e alla stagionalità: ciò garantisce la freschezza del prodotto e la tanto citata offerta a km zero, cercando anche di rispettare sempre quelli che sono i principi per attuare una filiera corta.L’agriturismo ha una capienza di 60 posti circa, la cucina è quella classica della tradizione contadina, in sintonia con la grande varietà di prodotti della campagna che qui è particolarmente fertile, tanto che l’azienda provvede anche a conservarne gli ortaggi in allegri vasetti con il marchio Spaccamontagna.

4 deliziose camere completano l’offerta turistica.

 

 

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la Valle Vitulanese

–  nel cuore della Valle Vitulanese, alla Locanda Country House si respira ancora l’aria del passato tra arredi di classe, pavimenti in cotto ed alti solai con travi in legno.
Gli ospiti potranno godere di tutti i comfort in un’atmosfera calda ed avvolgente, scoprire le caratteristiche della città antica ed apprezzare un panorama mozzafiato e approfittare di tutte le attività che la Valle offre. La Valle Vitulanese è costituita da una zona pianeggiante in cui sorgono molti altri paesi, che degradano poi fino alle porte di Benevento.
Siamo nel Parco Regionale Taburno Camposauro, in un oasi naturalistica, che insieme al Monte Pentime restituisce l’immagine affascinante della ” Dormiente del Sannio “.
La locanda propone una cucina di carattere, arricchita dagli impagabili profumi delle erbe aromatiche raccolte sui Monti che circondano la Valle. Il B&B sostiene la raccolta differenziata, dà priorità a saponi e detergenti 100% vegetali e biodegradabili, nell’ottica di sostenibilità e tutela del territorio. La Locanda Country House aderisce alla rete della ristorazione italiana che valorizza la filiera agricola italiana attraverso la rete Campagna Amica nel piatto: le aziende che aderiscono alla Fondazione Campagna Amica privilegiano l’impiego di materie prime esclusivamente di origine italiana e controllata.
La Locanda Country House offre ai propri clienti un servizio sano, consapevole e responsabile.

 

Buona lettura!

Laura Lombardi

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